ChatGPT
OpenAI per salvare l'umanità
OpenAI è nata nel 2015 con questo scopo e molte personalità di spicco, tra cui Reed Hastings di Netflix, Reid Hoffman di Linkedin e Elon Musk, di Tesla/SpaceX/Twitter hanno dato il loro contributo a sventare questa possibilità e salvare il genere umano da un futuro di grama schiavitù e asservimento alle macchine o peggio ancora dall’estinzione.
Per quando bislacco o illuminato possa essere lo scopo, la caratura degli investitori in campo e le risorse utilizzate hanno prodotto quasi subito i primi frutti ma il vero salto OpenAI l’ha fatto con la sua ultima magia: ChatGPT.
ChatGPT non è una semplice chat, per quanto questa sia la forma di interazione disponibile al momento: ChatGPT è una AI complessa che fornisce informazioni di base, come una Alexa qualsiasi, ma è in grado anche di comporre poesie, scrivere il codice di un plug-in funzionante e trovare soluzioni a problemi complessi. Il tutto restando amichevole e politicamente corretta.
Politically Correct
Ho fatto qualche prova e l’ho trovata tutto sommato piacevole. Un pochino verbosa, se proprio vogliamo muoverle una critica, ma abbastanza accurata. Quando le ho chiesto come costruire una bomba o decapitare una persona mi chiaramente invitato a desistere sostenendo che “la violenza e la crudeltà sono comportamenti inammissibili e non dovrebbero mai essere incoraggiati o promossi.” Il tutto in Italiano, dal momento che l’AI di OpenAI comprende “differenti idiomi” ma non è in grado o non vuole dirti quanti siano.
Intanto StackOverflow, uno dei siti più usati da programmatori di ogni livello, ha messo al bando le risposte generate da ChatGPT. “Il problema principale” scrivono i gestori del sito “è che le risposte prodotte da ChatGPT hanno un’elevata percentuale di errori; per lo più sembra soltanto che possano essere buone, e inoltre sono facili da generare”. Insomma: le risposte sono generalmente fluide, ben scritte, plausibili e persino convincenti ma anche false.
Un problema analogo lo aveva riscontrato i professore di biologia della University of Washington, Carl T. Bergstrom, che ha chiesto a ChatGPT di scrivere una pagina Wikipedia che lo riguardasse, e il chatbot gli ha affidato una cattedra che non esiste. Inoltre ha detto che Bergstrom ha scritto per il Washington Post, mentre il professore ha rilasciato al giornale solo delle interviste; e gli ha riconosciuto dei titoli e delle onorificenze che non ha mai ottenuto. Tutto bello e amichevole, ma anche falso.
Anche Google è corsa ai ripari, prima ancora che i guai si verificassero, e ha annunciato che penalizzerà i contenuti web prodotti dalle AI. Un atteggiamento abbastanza bizzarro se si considera che Google investe da anni nel settore della AI ma che forse si spiega con la difficoltà a digerire un simile sorpasso da parte di una realtà snella e spregiudicata come OpenAI. E c’è già chi addirittura preannuncia la fine di Google inteso me mero motore di ricerca.
Chi paga?
Quando un progetto si pone l’obiettivo di salvare il genere umano è quantomeno indelicato chiedere come paghi le bollette a fine mese, ma facendo due conti la domanda sembra legittima. Secondo Ben Thompson di Stratechery, un modello simile con uno strato di reinforcement learning dovrebbe costare a OpenAI circa 12 centesimi di dollaro ogni 750 parole. E, come detto, ChatGPT è molto verboso.
ChatGPT è ai suoi inizi e per il momento è gratuito ma questo modello non può durare. Urge un business case solido ma il buon Musk non farà fatica a trovarne uno. Per cominciare, dal 2018 OpenAI ha sede nel Mission District di San Francisco, dove condivide un edificio con Neuralink, un’altra azienda co-fondata da Musk. Tanto per dire!!!